Casa Mariano 2016: Il racconto di una volontaria

Continuiano, con questo contributo di Patrizia Baldini, a raccontare l’esperienza dei soggiorni di Palagano. Come si evince dal confronto con altre testimonianze, ogni turno, pur all’interno di uno schema collaudato da anni, assume connotazioni diverse dagli altri, dipendenti da vari fattori: le competenze dei volontari, gli interessi degli utenti partecipanti e altri elementi imprevedibili.

Diario di una settimana a Palagano – Casa Mariano

8-14 agosto 2016

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8 agosto – lunedì

Finalmente si parte! Abbiamo una settimana davanti a noi a Casa Mariano, Palagano, sui monti dell’Appennino modenese. Saranno giorni di convivenza, condivisione, soluzione di problemi, divertimento, escursioni, arte terapia e feste. E, dulcis in fundo, domenica ci verrà a trovare un gruppo di bambini Saharawi accompagnati dalle volontarie dell’Associazione Kabara Lagdaf.

Siamo in otto persone: due volontarie e sei ospiti.

Ci fermiamo, come sempre, a fare la spesa a Sassuolo. Non abbiamo, ahinoi, il pullmino, rimasto a piedi proprio ieri. Viaggiamo con due auto, stracariche. E dove la mettiamo la spesa? A Paola viene la brillante idea di prendere in prestito un carrello della spesa, attaccarlo dietro alla mia auto e trascinarlo così fino a Palagano. Forse però è meglio stringerci un po’, infilare pesche e pomodori in ogni pertugio della macchina e partire senza carrello.

Arriviamo all’ora di pranzo. Ci rifocilliamo con spaghetti al pesto e pomodori in insalata. Poi tutti ad accaparrarsi le camere migliori. In realtà sono tutte “camere migliori” ed ognuno trova la sua sistemazione ottimale.

Il pomeriggio passa all’insegna del relax: un pisolino, un po’ di lettura, una passeggiata a Palagano, dove Sesto ritrova gli amici del bar e mi presenta a chiunque incontriamo.

9 agosto – martedì

Chiamo Walter, la guida del Parco della Resistenza di Monte Santa Giulia. Ci accordiamo per una visita guidata per domani mattina. Il Parco si trova a Monchio, luogo che, durante la Resistenza partigiana, fu punto strategico per la costituzione della Repubblica di Montefiorino. Questo posto è stato segnato profondamente dagli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale e qui viene ricordata la strage compiuta dai nazifascisti il 18 marzo 1944, quando furono uccisi 136 civili, praticamente quasi tutta la popolazione adulta del paese. A Santa Giulia si trova un bellissimo Memorial, composto da steli scultoree poste a cerchio all’interno del parco.

Parliamo, con il gruppo, dell’escursione di domani. Non sono particolarmente entusiasti, ci sarà da camminare … e alcuni di loro hanno già visitato il parco. Decidiamo di fare un pranzo al sacco al parco. L’umore sale, il pranzo fuori casa è sempre gradito.

Durante la mattina è d’obbligo l’uscita in paese, dove ci fermiamo, per un caffè e due chiacchiere, al bar.

Nel pomeriggio ci rilassiamo disegnando mandala e zentangle. Si tratta di attività particolarmente rilassanti, che aiutano ad entrare in contatto con noi stessi attraverso i colori ed il movimento circolare del disegno.

Simona mi regala il suo zentangle, intitolato “Fili”. Apprezzo tantissimo il dono, che, da arte terapeuta non dovrei interpretare, ma che mi spinge a pensare al legame che ci unisce, qui ed ora.

A Mariangela l’attività piace talmente tanto che mi chiede di suggerire ai suoi educatori di farla partecipare ai laboratori di arte terapia di Insieme a noi.

Cena con scaloppine al limone. Annaffiamo l’orto e poi si va a nanna presto, domani dovremo essere a Santa Giulia alle 9.

Intanto io inizio a lavorare, con l’uncinetto, la maglia per il trono di Casa Mariano. Il trono è un albero intagliato a forma di sedia, con un’alta spalliera. L’idea di rivestirlo mi è venuta da un progetto di Yarn bombing realizzato recentemente per il Comune di Maranello. Lo propongo alle altre componenti del gruppo. Ho lana, uncinetti e ferri a sufficienza per tutte. Trovo qualche resistenza. Vedremo nei prossimi giorni. Io intanto inizio.

10 agosto – mercoledì

Il risveglio è avvolto da una fitta nebbia e da una pioggerellina leggera, che ci fanno desistere dalla gita al Parco. Oggi si resterà a casa, ma, si sa, dopo il temporale torna sempre il sereno e, allora, tutti a Lama Mocogno, dove, manco a dirlo, ci fermiamo al bar di Giovanni, che ci regala magliette, grembiuli e tanti altri gadget, per la felicità di tutto il gruppo.

Stasera a Palagano ci sarà il mercatino e Sesto avrà il suo banchetto, dove proporrà le mercanzie donate dai vicini di casa Francesco, Roberta e Fabio. Nel pomeriggio, dopo avere fatto tornare il sole cantando a squarciagola le canzoni degli anni ’60 e ’70 proposte da Stefano, si scende a Palagano, dove Sesto deve prendere accordi per la sua postazione e noi tutti ci sistemiamo al solito bar per le solite chiacchiere. Siamo un gruppo decisamente pigro: letto, auto, bar, auto, pranzo, letto, auto, bar, auto, cena, letto.

Io continuo a lavorare al vestito per il trono.

Ma da domani si cambia. Andremo alle Piane di Mocogno e poi, nel pomeriggio, a Boccassuolo, dove ci sarà la Festa degli antichi mestieri.

Passiamo un dopo cena mondano, Anna M., Mariangela, Paola ed io. Anna G., Simona e Stefano restano a casa. Andiamo al mercatino settimanale, c’è freddo e, da come siamo vestite, sembrerebbe che ci stiamo recando a sciare. Troviamo Sesto, intento a vendere le sue “merci”. Anna M. mi propone di comprare qualcosa insieme, che ci faccia sentire sorelle, che ci faccia restare costantemente in contatto. Troviamo due paia di orecchini pendenti uguali, color oro con perla bianca. Li acquistiamo e li indossiamo. D’ora in poi avremo un legame in più. Mariangela e Paola comprano entrambe un vestitino estivo coloratissimo.

Recuperiamo Sesto, felice delle sue vendite, ma molto infreddolito.

Ho un’idea: il tavolo e la merce resteranno nel baule della mia auto e ovunque andremo Sesto avrà la possibilità di fermarsi un po’ di tempo per fare un banchetto. In questo modo riusciremo a portare Sesto con noi, lui che non ne vuole sapere di uscire con il resto del gruppo.

11 agosto – giovedì

Oggi il sole ci accompagna, ma fa molto freddo. Dopo colazione, con la calma che ci contraddistingue, partiamo per le Piane di Mocogno, carichi di tavolo e mercanzie varie di Sesto. Oggi cambiamo bar, il caffè sarà quello di Mazzieri, anziché quello del Movida o del bar Sport di Palagano. Facciamo una passeggiata in piano, guai addentrarsi nel bosco o salire sui campi da sci! Sono troppo ripidi!

Mentre Sesto ferma tutti quelli che passano per vendere loro qualcosa, noi ci rechiamo al negozio della Sorgente, la nostra tappa obbligata per gli acquisti annuali di saponi, tisane e confetture. La commessa ci riconosce e scambia con piacere qualche parola con noi. Anna M. compra una confettura di mirtilli per il marito ed io faccio scorta di saponi naturali e tisane.

Il pomeriggio, in attesa di andare a Boccassuolo, è dedicato ad un laboratorio di arte terapia.

17_20160811-le-nostre-maniColoriamo le nostre mani con le tempere, trasformandole in timbri con cui stampare la nostra impronta collettiva su un grande foglio di carta. Le mani sono un potente strumento di comunicazione non verbale. Con le mani possiamo accarezzare, spingere, toccare, picchiare. Attraverso le mani trasmettiamo e riceviamo sensazioni piacevoli o sgradevoli. Occorre coraggio per sporcarsi le mani, si devono mettere in secondo piano le nostre insicurezze, timidezze e ruoli.

Inizio a dipingere la mia mano sinistra. Paola mi segue, entusiasta. Ama i colori. Anche Anna G., l’altra volontaria, è felice dell’idea.

Mariangela e Simona, dopo un primo timido impatto di diffidenza, accettano la proposta.

Anna M. ha paura. Non voglio costringerla a svolgere l’attività. L’avvicino e le chiedo se posso metterle un po’ di colore sul dito indice. Sceglie il giallo e si lascia dipingere. La invito a stampare il suo dito sul cartellone. Proseguo in questo modo e, un dito alla volta, la sua intera mano è stampata sul foglio: giallo, poi blu, rosso, bianco, verde e, infine, il palmo azzurro.

Continuo ad incitarli all’uso del colore sul corpo, imprimendo la mia mano sulla guancia sinistra. Anche gli altri si dipingono il volto.

Intanto arriva anche Stefano, che era andato a riposare. Piacevolmente stupito dal nostro lavoro, si mette subito in gioco, colorandosi e divertendosi molto.

Colleghiamo le nostre mani, dipinte sul cartellone, con strade, sentieri, tornanti, viali, in una sorta di villaggio dai colori accesi e brillanti.

Propongo di andare a Boccassuolo dipinti, così come siamo. Paola, Simona ed io partiremo con i visi colorati, gli altri preferiscono non mettersi in gioco fino a questo punto.

La condivisione porta a riflessioni sull’identità di un gruppo di persone diverse, ma unite dalla stessa voglia di stare bene insieme. Anche Anna M., dopo il primo momento di paura, si è rilassata e ha partecipato con fiducia, divertendosi, all’attività.

A Boccassuolo lasciamo Sesto alla Polisportiva con il suo banchetto e proseguiamo, finalmente in una sana passeggiata di oltre un chilometro, verso il centro del paese, dove troveremo gli abitanti della montagna impegnati negli antichi mestieri.

Incontreremo le donne che cardano la lana e lavorano con i ferri da calza e all’uncinetto, gli uomini intenti nel controllare le pecore nell’ovile, gli stand dove si preparano crescentine, borlenghi, salsicce e polenta.

Siamo partiti da Palagano con l’intenzione di fermarci a cena a Boccassuolo, ma non troviamo posti a sedere. Scendiamo quindi di nuovo a Palagano per un’ottima pizza all’Hotel Parco.

12 agosto – venerdì

Oggi inizia la 26ma Festa dei Matti e Sesto è in fibrillazione perché deve andare a “lavorare” agli stand. Riusciamo a trattenerlo fino alle 11, ma poi scendo a Palagano con alcuni degli ospiti e lasciamo Sesto al suo lavoro. Resterà fino a sera.

Casa Mariano senza Sesto sembra vuota. È tutto “troppo” tranquillo. Ne approfittiamo per riposare e, nel pomeriggio, passeggiamo tra le bancarelle della festa, dove facciamo acquisti e tentiamo la fortuna alla lotteria.

Al rientro alcuni di noi riprendono in mano i mandala e colorano in tutto relax. Io continuo a lavorare al vestito del trono. Manca poco ormai per finirlo, poi potremo installarlo.

In tarda serata, con Anna G., scendiamo a Palagano a riprendere Sesto, stanchissimo e felicissimo.

13 agosto – sabato

Sesto si alza molto tardi, anche Anna G. e gli altri ospiti poltriscono a letto. Paola invece è già in piedi dalle 5.

Oggi fervono i preparativi per l’accoglienza del gruppo di bimbi Saharawi e dei loro accompagnatori, che arriveranno domani mattina.

Dopo avere portato Sesto a Palagano, inizio a preparare la cena per stasera ed il pranzo per domani.

Stasera avremo pollo al forno con patate arrosto e per domani gnocchi di patate (gentilmente portati dalle volontarie di Kabara Lagdaf) con sugo di fagioli, pane fatto in casa e torta margherita.

Nel pomeriggio pensiamo ad un’attività per accogliere i bambini Saharawi e a qualcosa da lasciare loro come nostro ricordo.

Anna G. e Paola hanno un’idea: un cartellone su cui scrivere benvenuti . C’è un piccolo problema però, i bambini, a parte due, non capiscono l’italiano. Cerco allora sul dizionario italiano – hassanya la traduzione di benvenuti e di grazie. Wow! La trovo! Benvenuti = Ehlen e Grazie = Shukran.

Anna G. scrive le due parole ed insieme le decoriamo. Ne esce un cartellone beeeeelllllliiiiisssssiiiiimmmmmoooooo (almeno noi lo vediamo così)!

Poi prepariamo tanti disegni individuali da regalare ad ognuno dei bambini: 10 bambini = 10 disegni.

È tutto pronto per domani. Possiamo deliziarci con pollo e patate e poi andiamo a prendere Sesto a Palagano, dove ci attende anche un concerto in tributo a Michael Jackson.

14 agosto – domenica

Oggi arriva il gruppo Saharawi e noi siamo tutti felicissimi.

Sesto prepara il suo banchetto. Eh sì, anche a Casa Mariano prova a vendere le sue cose. Ormai ci ha preso gusto.

57_20160813-prepariamo-accoglienza-bimbi-saharawiMentre Anna scende a Palagano con Paola e Simona, preparo un’altra torta e sistemo cartelloni e disegni sullo stenditoio, come fossero lenzuola ad asciugare.

Il vestito del trono è pronto.

Restiamo in attesa e, finalmente, i bambini arrivano!

Li accompagnano Cecilia, Lucia e Mustafa, il loro mediatore linguistico. Sarah e Barikala parlano perfettamente italiano. Ci salutiamo tutti con una stretta di mano, presentandoci con il nostro nome, poi … tutti all’assalto del banchetto di Sesto.

Dopo gli acquisti di rito, i bambini vedono i cartelli di benvenuto. Sono sorpresi del fatto che abbiamo scritto nella loro lingua. Noi siamo più sorpresi di loro perché abbiamo indovinato le parole giuste!

Tutti insieme ci sediamo sotto le “lenzuola” stese e inizio a leggere una storia. Come dite? Come si fa a leggere una storia a bambini che non parlano la nostra lingua?

Beh, io rispondo: “Basta scegliere la storia giusta”.

Barikala è il mio interprete e, quando gli spiego che leggerò una storia in lingua “piripù” non riesce a tradurre. Sapete perché? Perché la lingua “piripù” è una lingua intraducibile, onomatopeica, che si comprende facilmente attraverso l’intonazione della voce, le immagini del libro e la gestualità del lettore.

Grazie ad Emanuela Bussolati, che ha scritto Tararì tararera, Badabum e Rulba rulba, possiamo leggere storie anche a bambini con cui non condividiamo la lingua.

Leggo, o meglio mimo, o meglio urlo e interpreto Tararì tararera e Badabum, per il puro divertimento (spero) di grandi e piccini.

Poi tutti a disegnare Piripù Bibi, Piripù Ma, Piripù Pa, Piripù So, Piripù Be e Gonende fino all’ora di pranzo.

Un piccolo inghippo: gli gnocchi di patate, una volta cotti, si sono presentati come un ammasso informe di purè, comunque buonissimo!

E grazie a Cecilia e Lucia, che ci hanno aiutato nel riassettare la casa dopo il pranzo, siamo partiti per tornare a Modena, lasciando a Casa Mariano Anna G., Sesto e Paola.

Alcune riflessioni del dopo Palagano

È stata una settimana di intense, belle emozioni e forti fatiche. Il gruppo di ospiti è stato umanamente fantastico, ma decisamente pigro e poco intraprendente, soprattutto nell’aiuto per le faccende domestiche.

Mi porto a casa amicizia, soddisfazione, stanchezza fisica e mentale e … anche un braccio molto, molto dolorante.

Ma Palagano è da provare, da vivere per quello che è, ospiti e volontari insieme nella condivisione di un’esperienza unica e arricchente per tutti. È una bella palestra di vita.

Patrizia Baldini

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