All’apertura della Settimana della Salute Mentale, come di consueto, le associazioni, che contribuiscono alla costruzione degli eventi in programma, partecipano alla seduta inaugurale. È l’occasione, questa, per dare il proprio contributo sui temi principali della settimana. Quest’anno la presidente di Insieme a noi ha dato un particolare rilievo al nostro modo di fare salute mentale, attraverso le attività che svolgiamo quotidianamente con gli utenti. Ne riportiamo, di seguito, il testo.
Mat 2015
In questa settimana la città si anima è densa di incontri e di tanti eventi ,ma soprattutto MAT è ormai un appuntamento atteso dai cittadini. In molti mi hanno chiesto il libriccino giallo. I temi della salute mentale, grazie anche ai tanti relatori e ospiti che sono invitati, diventano più comprensibili anche i non addetti ai lavori. Ma la riflessione che vorrei fare è sulla parola chiave di questa edizione: DIGNITA’. Se una persona, e ne conosco tante a Modena in molti anni di attività di volontariato, vive solo con una pensione di invalidità come fa ad avere una vita dignitosa? Gli scarsi mezzi di cui dispone una persona che magari ha lavorato solo pochi anni, o che ha studiato ed ha anche un buon livello di istruzione come le permettono di vivere se oltre ad un disagio mentale deve combattere con la povertà?
Guarire il disagio mentale – e quest’anno si parlerà di guarigione durante la settimana – è possibile se oltre all’intervento terapeutico ci sarà qualcuno che si prende cura della persona, con visite domiciliari, con una rete di relazioni fuori dalla sua residenza..con un impegno che faccia uscire di casa, o dal letto in cui spesso è facile rifugiarsi. Ha detto qualche giorno fa la psichiatra Ass.Signorelli “non mi piace parlare di presa in carico “ il carico evoca un peso, un fardello “piuttosto parlo volentieri, di prendersi cura “ della persona che vive un disagio. Noi da anni, da volontari, con l’aiuto, spesso gratuito, di giovani che affiancano la nostra associazione, cerchiamo di contribuire all’inclusione sociale di molte persone che il servizio ci invia o che si avvicinano, da soli, alla nostra Associazione. Anche noi facciamo del nostro meglio per prenderci cura, non da professionisti, non da tecnici, ma da cittadini attivi e da persone “esperte “ per esperienza.
Un familiare, che non riesce molte volte ad avere un buon rapporto con il proprio caro, figlio o fratello, riesce, con l’esperienza che ha alle spalle, ad aiutare un’altra persona con cui non ha un rapporto di parentela.
Così accade durante i soggiorni estivi a Palagano che facciamo da cinque anni.
Una settimana che è di vacanza per la persona, ma anche un momento di sollievo per la famiglia. Ci sono volontari bravissimi che si mettono a disposizione per aiutare gli ospiti durante i soggiorni in montagna, spesso non conoscono il gruppo, ma si instaurano relazioni così spontanee, così belle che giovano al benessere reciproco ed aiutano a costrure legami significativi!
Chi non conosce la sofferenza mentale e ne ha qualche volta paura, viene aiutato spesso dalle stesse persone che hanno un disagio a superare l’imbarazzo lavorando insieme.. attraverso un’attività di cucina o innaffiando un orto o progettando una gita, lavorando alla redazione di un giornalino, piuttosto che scattando delle foto.
Così abbiamo visto i cambiamenti delle persone, se in un primo tempo sono timorosi, e si avvicinano timidamente ai laboratori dell’Associazione poi fanno amicizia tra loro, si ibntegrano nel gruppo. diventa così importante un appuntamento che arrivano mezz’ora prima dell’ora stabilita e l’impegno che hanno scelto di prendersi ha per molti la valenza di un patto che si sentono di rispettare….liberamente, nessuno li obbliga, ma si trovano con altri e si trovano bene., e diventano protagonisti: uno fa bene le torte, un altro riprende a suonare uno strumento…
Per noi questa è “inclusione“; e altrettanto liberamente abbiamo incluso stranieri con cui all’inizio abbiamo fatto fatica a capirci, persone che hanno scontato una pena alternativa, ragazzi che ci hanno frequentato perché “sospesi” da scuola
Ci spendiamo da molti anni verso questa “ inclusione “ di persone che per altri sono considerati “scarti “, abbiamo avvicinato giovani a queste esperienze, studenti delle scuole superiori che seguono il percorso del CSV “Giovani all’arrembaggio” ragazzi che non conoscevano questi temi e che si sono formati: giovani obiettori, studenti in stage, ragazzi del servizio civile, gruppi di scout e volontari non più giovani a cui ha fatto bene occuparsi di chi ha più bisogno e che lo hanno fatto e lo continuano a fare laicamente, come rappresentanti della società civile per il bene comune. Di questo ho voluto are testimonianza anche per informare chi, in questi ultimi giorni, su una vicenda che ha molto appassionato la stampa, ha parlato di noi definendoci “tecnocrati”, un’etichetta che non ci appartiene davvero.