La “Fonte” : un murales per colorare uno spazio della psichiatria

Continua l’impegno della nostra associazione nel progetto di rigenerazione urbana e sociale della struttura della “Fonte” di via Fonte S. Geminiano: da quest’anno una convenzione con L’Asl e il Comune di Modena ci consente di disporre di nuovi ambienti e di nuove risorse per creare, attraverso le attività che sono in cantiere per le persone con difficoltà e fragilità psichica, uno spazio per condividere esperienze, realizzare la libertà di espressione, acquisire competenze.

Abbiamo iniziato con un progetto per rendere più accogliente e gradevole la struttura della “Fonte”: la realizzazione di un murales “per colorare uno spazio della psichiatria” sulla facciata dell’edificio che utilizziamo. È diventato un evento ripreso anche dalla stampa locale.

Ecco come la presidente, intervistata dalla Gazzetta di Modena, cerca una interpretazione dell’opera (gli autori non hanno dato interpretazione): «Noi abbiamo voluto vedere nella donna-cactus – spiega Arcaleni- la rappresentazione della sofferenza di un famigliare che vede un suo caro che non sta bene, sentendosi perennemente sotto ad una corona di spine. Mentre nei ricci, che sono animali pieni di aculei per difendersi, vediamo il simbolo del malato, che viene spesso frainteso, allontanato per la paura di “pungersi”. Ma, in realtà, proprio come il riccio è un animale tenero e innocuo, anche nel malato, che talvolta viene visto invece come pericoloso, c’è tenerezza, bontà. Gli artisti non hanno spiegato niente, ma a noi piace leggere questo disegno così».

L’articolo della Gazzetta lo trovi a questa pagina

Riportiamo di seguito anche il commento di una familiare, socia della nostra associazione

“Entrando nello spazio verde della “Fonte” sono rimasta sorpresa e catturata dal murales che copre la parete un po’ scrostata e fatiscente della palazzina, concessa in comodato d’uso all’Associazione “Insieme a noi”, che fa incontrare familiari e utenti del servizio di salute Mentale. Il murales non è solo la testimonianza di una sollecita maestria nell’uso del colore e del disegno, ma è la capacità di come questi artisti hanno saputo interpretare il soggetto a cui questo bellissimo dipinto è dedicato. Questi artisti di strada, che hanno realizzato quest’opera, sono dei veri maestri della pittura perché ciò che c’è di più intrigante e misterioso è il messaggio che parla non alla ragione ma ad una sfera che appartiene a tutti noi: la sfera dell’empatia e delle emozioni. Infatti questi giovani artisti hanno, in modo poetico, interpretato il nostro pensiero e desiderio di una convivenza possibilmente serena con i nostri cari: figli, parenti che hanno bisogno di una accoglienza e una partecipazione comprensiva dei loro bisogni. Tale convivenza può essere anche molto dolorosa ma anche stimolante nella ricerca di rapporti diversi. Il dipinto è un manifesto non scritto di pensieri concilianti in un mondo a noi sconosciuto dove la razionalità e la ragione si scontrano con il sogno e la fantasia, così come Picasso, in Guernica, mischiando dolore ed amore in un volo di poesia, ha denunciato al mondo un efferato massacro senza proclami scritti.

Sono Marina, una delle mamme dell’Associazione, che insieme agli altri familiari ci confrontiamo per capire e dare un senso alla nostra vita che all’improvviso ha virato su una strada sconosciuta. Siamo tutti come ricci e cactus che vivono entrambi accettando la loro natura con le loro spine; il riccio padre con lo sguardo dolce accarezza il suo piccoletto e la donna cactus, forte e solida, pettina delicatamente i suoi lunghi capelli con un piccolo riccio. Così questa convivenza tra un Cactus e un riccio è sorprendente nella sua dolcezza.

Marina Villanova”

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